“SERVITE DOMINO IN LAETITIA” - “Servite il Signore nella gioia”
Vorremo di cuore che questo versetto del Salmo 99 ci accompagnasse sempre quando parliamo di San Filippo Neri! Gioia grande, profonda gratitudine al Signore e sicura speranza per il futuro, ricco di sfide ma con sempre un apostolato impegnativo da portare avanti nella Chiesa tutta e a Verona in particolare, dove siamo radicati e integrati nel tessuto della pastorale diocesana.
La Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Verona ebbe inizio ufficiale in Verona il 20 aprile 1713, giorno in cui il Vescovo S.E. mons. Gianfrancesco Barbarigo la eresse con suo decreto, prima della successiva conferma pontificia da parte di Papa Benedetto XIII. Già nel 1707 il Vescovo Barbarigo aveva chiesto a Mons. Foscari, abate commendatario, la Chiesa di San Fermo Minore, già Abbazia Benedettina, per fondarvi la Congregazione dell'Oratorio. I Padri dell’Oratorio si stabilirono nella attuale sede dopo aver acquistato i beni, cioè la casa, l’oratorio, l’abitazione e la Chiesa dai Monaci Benedettini. Il breve del Papa per la definitiva trasmissione dei beni porta la data del 1728. Desiderando una Chiesa più opportuna per il genere di funzioni che intendevano iniziare, i primi padri avevano fatto pratiche per ottenere la Chiesa dei SS. Apostoli o quella di S. Lucia, ma inutilmente, e perciò accettarono quella offerta da Mons. Barbarigo.
La devozione a San Filippo in Verona, però, è molto più antica e si può affermare che risalga al tempo in cui il Santo era ancora vivente. Si sa con certezza che il Cardinale Agostino Valier, Vescovo di Verona, amicissimo del Santo (il vescovo Valier ne aveva parlato nel suo dialogo su San Filippo o della Letizia Cristiana), aveva introdotto in Verona gli esercizi dell'Oratorio di Roma. Si hanno anche notizie che in Santa Cecilia, chiesa soppressa e demolita, si venerasse il santo. Da quella chiesa, infatti, proviene l'insigne reliquia del camice di San Filippo, che si conserva nel nostro Oratorio e che, come dice l'iscrizione, fu donato nell'occasione che in quella Chiesa nel 1624 si fecero per otto giorni solenni feste per la Canonizzazione del Santo avvenuta due anni prima nel 1622. Si venerava il Santo anche nella scomparsa Chiesa di Sant'Andrea.
Dopo tre tentativi di fondazione non andati a buon fine durante il ‘600 i primi sacerdoti diocesani di Verona che mostrarono il desiderio di condurre vita comune, seguendo la regola di San Filippo Neri, furono don Lodovico Armani, don Mattia Stecherle e don Benedetto Poli. Questi tre erano soliti alla domenica e negli altri giorni festivi trovarsi insieme presso gli eremiti di Tagliaferro vicino ad Avesa e trascorrere con quel gruppo di religiosi alcune ore in preghiera e in raccoglimento. Questi eremiti vivevano sotto la regola del venerabile Antonio Pagani ofm, morto a Vicenza nel 1589. Già in via di estinzione, nel 1713, passarono nella nostra Congregazione. Nell'archivio si conserva un foglio-testamento con il quale veniva lasciato alla congregazione in dono un rame raffigurante il venerabile Pagani, un crocefisso su cornice d'argento e un camice usati dallo stesso Pagani.
Fu in questi incontri che i tre sacerdoti maturarono l'idea di fondare a Verona la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, incoraggiati non solo da Mons. Barbarigo, ma anche dal cardinale Quirini, Vescovo di Brescia, al quale i primi Padri portarono sempre una grande venerazione e a perenne memoria conservarono la sua immagine dipinta su tela.
Per il suo interessamento don Mattia Stecherle e don Benedetto Poli nel 1714 si trattenerono a Brescia in quella Congregazione dell'Oratorio da ottobre a Natale per essere istruiti sulla regole e sul vero spirito di San Filippo Neri.
Dopo la metà del ‘700, i padri del tempo, decisero di abbattere la precedente Chiesa medioevale e di costruirne, con i beni loro personali, una nuova che è l’attuale, la quale fu progettata dall’architetto veneziano Cammarata e con il sostegno economico del conte Venier. La nuova Chiesa fu dotata in seguito di un singolare campanile con la cuspide a cipolla voluto e finanziato dal conte Padre Giuseppe Vecelli, che ancora oggi è particolare nelle architetture ecclesiastiche della città di Verona. La Chiesa fu consacrata solennemente nel 1791 dal Vescovo di Verona S.E. mons. Giovanni Andrea Avogadro. Nella seconda metà del ‘700 si ha anche un periodo aureo dal punto di vista spirituale, pastorale e culturale per la Congregazione dell’Oratorio di Verona che culmina nel 1787, anno in cui San Filippo fu eletto protettore e patrono del Clero e del Popolo. Ma vennero giorni difficili per l'Oratorio di San Filippo e fu quando la riforma napoleonica del 1810 travolse anche la Congregazione assieme a molte parrocchie cittadine e a molti ordini religiosi.
Durante il governo napoleonico molti beni della Congregazione furono confiscati e i padri del tempo continuarono a lavorare “in sordina” per la Parrocchia loro affidata anche se ridotti considerevolmente di numero: da trenta che erano rimasero in cinque! Mantennero con passione e pazienza la cura d’anime della Parrocchia, una fra le quattro a non essere soppresse nel centro storico della città, sorte questa che colpì invece ben altre trentadue parrocchie!
I Padri, con i loro soldi e loro remunerazioni, nel 1848 ricomprarono parte dei beni confiscati nel 1810. Fu però l’estensione delle leggi Siccardi a tutto il territorio del Regno d’Italia, di cui anche Verona divenne parte nel 1866, che videro un’ulteriore confisca nel 1867 quando il governo italiano lasciò i Padri privi di gran parte della propria casa e dei beni, nelle mani unicamente della Divina Provvidenza. Nonostante questa dura prova continuarono sempre il loro fecondo apostolato.
Ultima grande difficoltà che la Congregazione dovette affrontare fu la ricostruzione di buona parte della Chiesa e di parte della casa dopo i danni enormi causati dai bombardamenti dell’ultimo evento bellico. Questi lavori furono fatti in economia e in fretta nel 1944; poi verso la fine degli anni ’40 fu ripristinato il presbiterio e il tetto della Chiesa bombardata e un ulteriore radicale restauro e ripristino degli ambienti della casa fu eseguito tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70.
Nonostante questo travagliato percorso storico, la Congregazione ha sempre manutentato, ingrandito e abbellito la Chiesa e la casa e ha sempre tenuto in validissima considerazione l’attenzione alla cultura, alla musica e all’arte, rispettando anche in questo il carisma tipico dell’Oratorio di San Filippo Neri.
L'Oratorio di San Filippo Neri fu assai benemerito alla città di Verona alla quale recò sommo lustro con uomini celebri per virtù, dottrina e santità. Furono inoltre legati spiritualmente, pastoralmente, per parentela o per amicizia e collaborazione a molti dei venerabili, beati e servi di Dio veronesi dalla fine del ‘700 agli inizi del ‘900. Pensiamo al ven. don Pietro Leonardi, al Beato don Carlo Steeb, a San Gaspare Bertoni, al ven. don Nicola Mazza e a molti altri.
Ricordiamo anche fra i molti padri dell’Oratorio di Verona l'enciclopedico Girolamo Da Prato, Gianfrancesco Manzoni, Ippolito Bevilacqua, l'insigne filologo Antonio Cesari, Giovanni Battista Bertolini, il liturgista Bartolomeo Tolasi, Bartolomeo Morelli, Luigi Medici, Carlo Zamboni, il letterato Bartolomeo Sorio, il Servo di Dio Luigi Perez e il Venerabile Filippo Bardellini.
Ecco allora il perché di queste poche righe, volte solo a render gloria a Dio per i suoi benefici. Vogliamo chiaramente ringraziare Lui e il suo umile servitore San Filippo Neri e vogliamo ripercorrere anche attraverso il cammino umano, spirituale e culturale i passi compiuti da tanti nostri confratelli del passato che, a volte, fanno impallidire per il loro zelo e la loro passione pastorale noi, loro indegni continuatori e successori!
Questo breve excursus storico serva a far conoscere anche in Verona il carisma di San Filippo Neri che così era solito esortare i suoi figli e discepoli:
“Cristo mio, Amore mio, tutto il mondo è vanità!
Chi cerca altro che Cristo
non sa quel che vuole;
chi chiede altro che Cristo
non sa quel che domanda.
Chi opera e non per Cristo,
non sa quel che fa!”